sabato 27 luglio 2013

LA POESIA PURA

In Italia il primo trentennio del Novecento è stato un periodo molto importante e ricco dal punto di vista letterario non solo grazie ai capolavori di narrativa di Svevo e Pirandello ma anche per la produzione poetica.

Si assiste infatti all'affermazione di una nuova poesia che nasceva dalla stanchezza della retorica tradizionale e ambiva al contrario a cogliere la reale essenza del vivere, la ricerca del significato dell'esistenza.

Giuseppe Ungaretti rappresenta uno dei maggiori esponenti di questa nuova forma espressiva e del panorama letterario italiano in genere, punto di riferimento di altri autori che si sono riconosciuti nella sua poetica, nella sua visione dell'opera e della vita. 

Come abbiamo avuto modo di discutere in classe le poesie di Ungaretti, nonostante la loro brevità (vedi QUI e QUI), sono cariche di estrema intensità e significato e riescono in pochi versi, o addirittura parole, a esprimere la consapevolezza della solitudine dell'uomo, della sofferenza, della crisi dell'io e dei valori nel mondo moderno

  • Se vuoi, ecco QUI una raccolta delle poesie più apprezzate
  • Di seguito un'intervista del 1961 durante la quale il grande poeta parla della sua concezione della poesia:

 

Non si può però parlare di Poesia Pura senza nominare un altro grande protagonista di quest'importante stagione di rinnovamento poetico: Eugenio Montale

Come Ungaretti, ma in modo meno biografico, Eugenio Montale sente pesantemente il disagio dell'epoca storica in cui vive (segnata ormai dal regime fascista che limitava ogni libertà)  ma ancor più presente è il disagio esistenziale.

Dominante nelle sue opere è infatti il senso di un'opprimente costrizione, dell'incapacità umana di comprendere il senso della propria stessa esistenza non solo causato da ragioni politiche.

Lontano da ogni retorica, il poeta denuncia l'incapacità propria e dei suoi contemporanei di creare una "poesia di certezze", come invece sentivano di poter fare autori come D'Annunzio: non può raggiungere la verità, ma solo tentare di incamminarsi verso questa, come dichiara apertamente nei celebri versi "Non chiederci la parola / che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe" in sintonia con la perdita di certezze del Novecento.

In classe abbiamo analizzato e commentato i bellissimi versi di "Nuove stanze" (da Le occasioni) che puoi rileggere  QUI o ascoltare nel video sotto recitati in prima persona dal grande poeta.



In questo componimento il poeta e Clizia stanno giocando a scacchi all'interno di una stanza mentre fuori stanno fervendo i preparativi della Seconda Guerra Mondiale.

Clizia non rappresenta però una semplice compagna di gioco; Montale la invoca come una luce, spirituale, in un mondo dominato da irrazionalità e insensatezza. 
La dipinge come una donna-angelo, una figura salvifica che grazie alla luce della ragione può salvare lui e tutti gli uomini dal buio della realtà storica.

RIFLESSIONE e DISCUSSIONE:
  • A prescindere dalla grande sensibilità poetica e umana di Montale, qual era secondo voi il ruolo e la concezione della donna nella prima parte del XX secolo? 
  • Credete che lo scoppio delle due Guerre Mondiali abbia portato a dei cambiamenti nella posizione delle donne all'interno della società del tempo?
  • Quale è invece la situazione attuale? Si può parlare davvero di  emancipazione e uguaglianza?

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